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La nostra mission - Editoriali larups

LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI di Rita Ricci da Grande Almanacco 2023-24

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO ESISTE E SIAMO NOI, È NEGATIVO MA C’È SPERANZA… da Photosophia. 55 - 2022

EFFETTO FARFALLA di Rita Ricci da Grande Almanacco 2022-23

E PENSARE CHE C’ERA IL PENSIERO (Giorgio Gaber, 1994) di Rita Ricci e Giuseppe D'Agostino da Grande Almanacco 2021-22

IL CORAGGIO DEL LIMITE di Rita Ricci e Giuseppe D'Agostino da Grande Almanacco 2020-21

L'ENERGIA DI AGIRE di Susanna Bucci da Grande Almanacco 2018-19

DI MUSICA E PAROLE VISSUTE di Giovanni Gava da Grande Almanacco 2017-18

RESPIRO di Giuseppe D'Agostino da Grande Almanacco 2017-18

UN ANNO STRAORDINARIO di Presidenti Larups da Grande Almanacco 20216-17

GLI EQUILIBRISMI DELLA CULTURA di Stefano de Camillis da Grande Almanacco 2015-16

IL PARADOSSO DELLO SPRECO di Giuseppe D'Agostinda Grande Almancco 2015-16

 

La cassetta degli attrezzi

Siamo tutti apprendisti in un mestiere dove non si diventa mai maestri, Ernest Hemingway Come sempre il Progetto Culturale del nostro sistema associativo corre lungo il fil rouge di una metafora rappresentata nella copertina di questo Grande Almanacco che state sfogliando.

Quest’anno abbiamo scelto una cassetta degli attrezzi: ci piace immaginarci artigiani del sapere, saper fare e saper essere,“operai” della cultura al lavoro in un cantiere in continua costruzione e cambiamento. Abbiamo messo insieme gli strumenti della nostra cassetta degli attrezzi in lunghi anni di esperienza nel campo dell’educazione informale e non-formale, sul territorio cittadino e anche lontano da noi confrontandoci con altri luoghi e realtà.

Quest’anno desideriamo coinvolgervi in una riflessione: anche voi avete la vostra personale cassetta degli attrezzi, con gli strumenti che via via decidete di metterci dentro. Partecipare a un’attività, a un corso, a un seminario, a un viaggio contribuisce a essere sempre più consapevoli del valore dell’apprendimento nella vita quotidiana. Queste considerazioni che vi sottoponiamo costituiscono anche il focus del Progetto Europeo Erasmus+ Learning in Life, Life in Learning Lz&L, che vede nella sua realizzazione con fondi europei la Libera Accademia di Roma partner della Fondazione Addenda di Cracovia (Polonia).

Il progetto, iniziato ad aprile 2023, durerà 18 mesi e si configura per noi come un’occasione per riflettere e agire su tematiche che, anche se da sempre sul nostro “tavolo” di lavoro quotidiano, oggi hanno bisogno di innovazione e sviluppo. Nella nostra vision l’apprendimento - e l’impegno/piacere dello sforzo quotidiano di apprendere ad apprendere - è un elemento cruciale del benessere, che aiuta le persone a connettersi a una società complessa e interculturale.

Nell’Almanacco 2023-24 troverete corsi e attività direttamente correlate al progetto L&L, sostenute dai fondi europei e quindi accessibili con quote di partecipazione estremamente agevolate per tutti i nostri soci. Molte altre sono in cantiere e saranno diffuse nei prossimi mesi. Tenete pronta, quindi, la vostra personale cassetta degli attrezzi: nuovi strumenti saranno presto disponibili per essere raccolti e utilizzati! Rita Ricci Dirigente di APS Libera Accademia di Roma.

Dott.ssa Rita Ricci


 
Il cambiamento climatico esiste e siamo noi, è negativo ma c’è speranza…

Editoriale Photosophia n.55

Per l’immagine di copertina di questo numero ho scelto una mia foto realizzata quest’estate dei Laghi di Cancano. I laghi di Cancano sono due enormi bacini idrici artificiali contigui di 187 milioni di metri cubi di acqua, situati nel Comune di Valdidentro in provincia di Sondrio, che forniscono energia elettrica in gran parte della Lombardia e soprattutto a Milano. 

Arrivati al parcheggio dei Laghi di Cancano il panorama è mozzafiato;  ti trovi davanti un paesaggio che sta a metà tra quelli futuristici dell’artista Annibale Siconolfi, architetto e costruttore di mondi alla Blade Runner, e quello naturalistico tipo Il viandante sul mare di nebbia di David Friedrich, dove la figura umana rimane incantata ad osservare la forza della natura ma nello stesso tempo ne è catturata  e ne fa parte. 

Guardando con più attenzione questo paesaggio però ci si accorge che c’è qualcosa di diverso; scorrendo lo sguardo nella vallata si nota infatti il riaffiorare dei resti delle case del paese sommerso per realizzare la grandiosa diga, iniziata negli anni venti e ultimata nel 1956. In effetti questo enorme bacino idrico d’importanza strategica per la Regione Lombardia, alimentato dalle acque del fiume Adda, sta vivendo dopo 80 anni una forte siccità, tanto da far affiorare i resti delle case. Questo è dovuto al fatto che i fiumi e i torrenti che convogliano acqua in questi laghi sono in gran parte a secco, infatti la neve sulle cime nei dintorni si è  già in gran parte sciolta. E questa è solo una delle molteplici conseguenze dell’ “effetto serra”.  

L’effetto serra  consiste nell'accumulo all'interno della stessa atmosfera di una parte dell'energia termica, per effetto della presenza in atmosfera di alcuni gas, detti appunto "gas serra".  In pratica i Gas serra si miscelano all’energia termica solare, che rimbalza dalla superficie terrestre, provocando il surriscaldamento del pianeta Terra.

Questi gas inquinanti sono principalmente anidride carbonica o diossido di carbonio e costituiscono il prodotto di scarto del nostro modo di vivere quotidiano, derivato dall’utilizzo di tutti i combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale), utilizzati per fornire soprattutto elettricità, riscaldamento e trasporti alle nostre città.  Seguono poi in misura ridotta i gas inquinanti prodotti per la  manifattura, le costruzioni e l’agricoltura e poi ancora l’uso del suolo e la silvicoltura, le emissioni fuggitive, le industria, le costruzioni, lo spreco, gli altri combustibili e per ultimi l’aviazione e navigazione (dati https://www.globalcarbonproject.org/).

Diciannove degli ultimi vent’anni dopo il 2001 sono stati gli anni più caldi del nostro pianeta  e gli ultimi sette anni sono stati gli anni più caldi mai registrati, abbiamo raggiunto 1,2 gradi di temperatura in più rispetto alle temperature medie all’epoca preindustriale (1880).

Che cosa aspettiamo per cercare di contenere questo cambiamento?   

Secondo la IPCC  (Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), organismo delle Nazioni Unite per la valutazione della scienza relativa ai cambiamenti climatici, questi sono cambiamenti rapidi e senza precedenti in un periodo di alcuni migliaia di anni. Per non parlare poi dell’anno in corso; secondo i dati del servizio CopernicusClimateChangeService(Copernicus per i cambiamenti climatici), uno dei sei servizi dell'Unione europea nati a supportare le politiche di adattamento e mitigazione,  il mese di giugno 2022 è stato il terzo giugno più caldo mai registrato a livello globale.

La temperatura media globale di giugno 2022 è stata infatti di circa 0,31°C superiore alla media del periodo 1991-2020, il che lo rende il terzo giugno più caldo mai registrato. Si presuppone, anche se i dati non sono ancora  certi, che l’anno 2022 sia stato l’anno più caldo degli ultimi seicento anni.

Temperature estreme si sono verificate dalla Spagna in tutta la Francia e in Italia, salendo fin sopra i 40°C per almeno un giorno in Spagna, Francia e Regno Unito. In particolare, il Regno Unito ha registrato un record nazionale di temperatura massima giornaliera di 40,3°C, stabilito a Coningsby nel Lincolnshire il 19 luglio. 

Come indicato nell'animazione della pagina seguente, durante tutto il mese di luglio 2022 le condizioni si sono alternate tra temperature sopra e sotto la media su gran parte dell'Europa. Sono chiaramente visibili le grandissime anomalie positive che coincidono con l'ondata di caldo che ha colpito l'Europa occidentale a metà mese e in generale ha visto un numero maggiore di giorni con temperature superiori a 30°C, 35°C e 40°C rispetto a un luglio tipico. Di fatto è stata principalmente la longevità del periodo con temperature massime giornaliere comprese tra 35°C e 40°C. °C che ha caratterizzato luglio, piuttosto che le temperature molto estreme superiori ai 40°C. Clicca sull’immagine per vedere i cambiamenti climatici 

E’ ora quindi di intervenire mitigando con azioni concrete il cambiamento climatico, ad esempio  favorendo l’utilizzo di energie rinnovabili come quella solare e eolica, ma anche intervenire azzerando il più possibile la deforestazione e disincentivando gli allevamenti intensivi, che favoriscono entrambi l’accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera.

Non solo gli Stati e le grandi multinazionali possono però mitigare il decorso del cambiamento climatico,  ma tutti nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa. Ad esempio nella mobilità è bene favorire l’utilizzo di macchine ibride o esclusivamente elettriche di piccola cilindrata, utilizzare i mezzi pubblici,  favorire l’acquisto di prodotti a chilometri zero e di agricoltura sostenibile, magari senza troppo packaging; ma soprattutto mantenerci informati sul tema ci rafforza una conoscenza critica che ci permette piccole ma grandi scelte consapevoli nella vita di ogni giorno. 

Nel mese di luglio non siamo usciti con il numero, troppo indaffarati ma soprattutto troppo caldo… 
ci rifacciamo in questo ricco numero di fine estate 2022 augurandovi una buona lettura e una presa di coscienza notevole del problema.

Dir. Silvio Mencarelli


 
EFFETTO FARFALLA
“Il battito d’ali di una farfalla in Brasile, potrebbe (a distanza di tempo) provocare un
uragano in Texas”. Edward Norton Lorenz

Nel 1979 il fisico e matematico statunitense Edward Norton Lorenz presentò alla Conferenza annuale della American Association for the Advancement of Science una relazione in cui ipotizzava come il battito delle ali di una farfalla in Brasile, a seguito di una catena complessa di eventi, potesse provocare un uragano nel Texas.
Una suggestiva metafora per sottolineare che nella maggior parte dei sistemi biologici, chimici, fisici, economici e sociali, esistano elementi di ogni ordine di grandezza e intensità in grado, interagendo fra loro, di propagarsi e amplificarsi provocando a distanza di tempo effetti su vasta scala.

Come mai oggi può davvero fare la differenza riflettere insieme su questo e sottoporlo all’attenzione del nostro sistema associativo? L’effetto farfalla ci suggerisce che qualsiasi decisione o semplice azione può avere enormi conseguenze sul futuro, tanto più amplificate quanto maggiore è il livello di complessità del sistema in cui si verificano.
Pensiamo a quanto sta accadendo, nel momento in cui scriviamo, tra Ucraina e Russia, i granai del mondo. Il costo dei nostri consumi energetici e del carburante è aumentato, certo, ma cerchiamo di allargare il nostro orizzonte e
pensiamo a quei Paesi che vivono importanti turbolenze sociali, politiche, economiche. Luoghi non lontani da noi, chesi affacciano e premono con i flussi migratori anche e non solo sul bacino del “nostro” Mediterraneo, drammaticamente dipendenti dal grano ucraino, dove la sicurezza alimentare per milioni di esseri umani è compromessa. Effetti a cascata che, in un mondo globalizzato, investono e sconvolgono ben più dei territori direttamente coinvolti.
 
Pensiamo all’effetto farfalla che il nostro agire, anche come semplici individui, ha sui cambiamenti climatici e al modo in cui si ripercuote sugli ecosistemi, sulle risorse naturali, sulle economie e sulla salute.
Parliamo di tematiche e luoghi da sempre vicini al nostro sistema associativo, da tempo impegnato a rendere concreti gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 con critica attenzione alle organizzazioni locali, nazionali e internazionali: città e territori, ambiente, comunità, cultura, salute e benessere.
Riflettere sull’effetto farfalla deve oggi renderci più consapevoli che tutte le azioni contribuiscono a innescare cambiamenti significativi, anche quelli delle realtà associative come noi: i nostri tanti battiti d’ali - incontri, corsi, viaggi - che
progettiamo e mettiamo in campo ogni giorno, coinvolgendo persone, istituzioni, docenti e operatori culturali.

Ci piace pensare che questo nostro realizzare azioni in grado di alimentare il benessere, la condivisione di sogni e passioni, il senso di essere parte di una comunità, sia un insieme di battiti d’ali capaci di propagarsi nella realtà che viviamo con effetti positivi nello spazio e nel tempo, a lungo e medio raggio, non solo nelle nostre immediate vicinanze ma anche in altri luoghi e su altre persone lontane da noi. In questo crediamo sia riposto il fascino e la bellezza di ciò che proponiamo anno dopo anno: ogni azione, respiro, passo, decisione, è un battito che nella sua seducente casualità ci porta, se desideriamo seguirlo, al di là del nostro punto di vista, con calviniana leggerezza e politica responsabilità, rivelando intorno a noi sterminati “orizzonti altri”.
... saranno le farfalle a percorrere queste pagine del Grande Almanacco 2022-23, con i loro - e i nostri - piccoli grandi battiti d’ali.
Dott.ssa Rita Ricci

 
E PENSARE CHE C’ERA IL PENSIERO (Giorgio Gaber, 1994)
“In questa notte scura, qualcuno di noi, nel suo piccolo, è come quei lampadieri che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all’indietro, appoggiata alla spalla, con il lume in cima. Così il lampadiere vede poco davanti a sé, ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eroismo o narcisismo,
ma per sentirsi dalla parte buona della vita”. (Tom Benetollo, 1999).
 
Ci piace proporre una riflessione, come “apertura” dell’Almanacco 2021-22, su questo pensiero di Tom Benetollo, punto di riferimento dell’arcipelago pacifista, da Comiso alla ex Jugoslavia, da Genova ai Social Forum e al “popolo delle bandiere della pace” contro la guerra in Iraq, fino alla nascita del Terzo Settore, di Banca Etica e di tante altre reti, realtà, comunità, iniziative sociali e culturali, ancora oggi di grandissimo spessore nel panorama italiano e internazionale.
 
Non viviamo un tempo che ha bisogno di eroi, ma di persone che con umiltà e consapevolezza continuano, nonostante la notte oscura, a perseguire strade sostenibili nella realtà. Una notte originata dalle macro economie e dai consumi da tempo insostenibili, dal narcisismo dei tanti comportamenti quotidiani in cui conta solo il proprio punto di vista e il proprio corto interesse. Una notte di cui non bisogna cercare responsabilità altrui e altrove, ma nella pigrizia e inerzia culturale da cui tante volte ci si lascia dominare.
Non possiamo respirare un’aria di qualunquismo sul problema dell’altro da noi perché oggi non ci tocca. Non ci tocca l’ondata di caldo tanto in Canada quanto in Italia con gli incendi devastanti. Non ci tocca l’alluvione e lo straripare dei corsi d’acqua ovunque, persino nella ricca e organizzata Europa del Nord. Non ci tocca la guerra per bande in Libia e la tratta di schiavi organizzata sulle coste meridionali del Mediterraneo. Non ci tocca il futuro a dir poco incerto in cui è stato abbandonato l’Afganistan dopo gli ultimi 20 anni di occupazione militare. Non ci tocca l’ultima prova INVALSI che ha registrato il crollo del livello di preparazione scolastica dei nostri figli e nipoti, denunciando la fragilità di una “pedagogia” online.
Non è vero: tutto questo ci tocca da vicino: non possiamo più prescindere da un cambiamento di stile di vita che ponga al centro non solo il benessere personale e quello di chi ci sta vicino, ma anche quello di chi percepiamo più lontano da noi.
 
Per uscire dalla notte non ci sono ricette, né scorciatoie. E pensare che c’era un pensiero, per dirla con Giorgio Gaber, vuol dire che già da tempo esiste una base e un progettualità da cui partire. Continueremo quindi, anche per il 2021-22 a portare avanti il nostro progetto culturale percorrendo il tracciato dell’Agenda 2030 e dei suoi Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile scegliendone alcuni più “vicini” alle nostre attività quotidiane disseminate sul territorio della città, senza tralasciare una visione complessiva e gli elementi di critica sulle organizzazioni nazionali e internazionali deputate a innescare i processi di informazione e consapevolezza delle persone.
 
Molto c’è da discutere sul ruolo dell’ONU e delle strategie messe in campo dalle sue Agenzie e sul concetto di sviluppo, che spesso prevaricano e non sostengono una crescita rispettosa dell’ambiente e dei popoli, e lo faremo insieme - tra le tante altre cose - nelle nostre Agorà, spazi che presto renderemo luoghi di promozione e rilancio della Cultura e del Benessere. Non abbiamo ovviamente la presunzione di definirci “lampadieri”, questo è un ruolo che andrebbe ricoperto in altri contesti e ad altri livelli, ma possiamo di certo fare la nostra parte come individui, come sistema associativo, come operatori del benessere, dello sport, della cultura.
Crediamo che il nostro Progetto Culturale abbia delle cose interessanti da dire e condividere, contribuendo a “illuminare” un pezzo di strada che dobbiamo percorrere.
Rita Ricci & Giuseppe D’Agostino Presidenti Libera Accademia di Roma & Università Popolare dello Sport


IL CORAGGIO DEL LIMITE
Ogni anno il nostro Progetto Culturale si “materializza” nelle proposte del Grande Almanacco, che per il 2020-21 avrà un’articolazione trimestrale per essere duttile e flessibile al percorso di riapertura del Paese. Abbiamo riflettuto a lungo sul modo in cui declinarlo oggi, questo Progetto. Non è stato facile dopo tutto ciò che ha attraversato le nostre vite: è difficile esprimere una riflessione su ciò che è accaduto e ancora accade in questi mesi. È difficile riflettere su un “male sconosciuto” che ha interrotto tante cose e ha spezzato tanti sogni. È difficile riflettere sul vuoto e sul silenzio che hanno fatto parte di un pezzo della nostra Storia.

Ma raccogliamo la sfida, e allora riflettiamo insieme sul modo in cui la pandemia ci ha messo a confronto con i nostri limiti, come esseri umani e come sistemi sociali, politici, ed economici. Una situazione globale che mai avremmo prima potuto immaginare, come se non potesse far parte del nostro Tempo, ha posto una seria ipoteca sugli anni a venire. Il coraggio del limite dunque, che abbiamo il dovere oggi di mettere in campo per essere ancora “capaci di futuro”, non uno qualsiasi ma un futuro sostenibile per noi, per le prossime generazioni e per l’ambiente che ci circonda.

Per questo abbiamo scelto come fil rouge del nostro Progetto Culturale 2020-21 l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, che corre trasversale lungo tutto questo Almanacco nelle sue proposte culturali e didattiche. L’Agenda è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri e declina 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, il cui avvio ufficiale ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei successivi 15 anni: i Paesi si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.

Da gennaio 2021 ci riproponiamo di affrontare, in sinergia con altre organizzazioni ugualmente attente e sensibili, questi temi per noi importanti nei prossimi mesi, attraverso una serie di appuntamenti periodici con la presenza di  esperti, testimonianze, video, musica, immagini e momenti conviviali. Le nostre riflessioni e le buone prassi con la rete di partner italiani sull’Agenda 2030 ci permetteranno un confronto e uno scambio rilevante sia con i nostri partner europei nei progetti Erasmus sia con quelli internazionali nei progetti di cooperazione.

Ci concederemo lo spazio anche per mantenere un punto di osservazione critico, proprio a partire dall’ONU, nel perseguire i traguardi degli Obiettivi: per la sua fragilità in termini di rappresentanza globale, di democrazia decisionale visto il perdurare del diritto di veto di pochi sui diritti dei molti non ancora rappresentati; non ultimo l’utilizzo delle economie a disposizione delle proprie Agenzie, poco attente alle verità storiche di tanti popoli e dei loro territori. Questo non solo per capire insieme come un sistema associativo come il nostro - e ciascuno di noi - può declinarli e perseguirli nelle sue mille azioni quotidiane, ma anche e soprattutto per offrirne una visione complessa che ne metta in luce punti di forza e di debolezza, criticità, successi e mistificazioni.
Nell’Almanacco abbiamo disseminato gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile: li troverete nei programmi dei corsi e delle attività, nelle riflessioni dei docenti, nei progetti di viaggio. Li vogliamo immaginare come una sorta di “pietre d’inciampo”, un’occasione per fermarsi a pensare e tenere a mente quali sono - o meglio potrebbero essere - i traguardi da raggiungere nel nostro prossimo futuro.
Rita Ricci & Giuseppe D’Agostino
Presidenti Libera Accademia di Roma & Università Popolare dello Sport


 
L'ENERGIA DI AGIRE
In questo primo editoriale per il Grande Almanacco mi sento di riprendere quanto scrive a proposito di felicità Andrea Marcolongo in “La misura eroica. Il mito degli Argonauti e il coraggio che spinge gli uomini ad amare“(Mondadori, 2018.)
La parola latina felix ha la stessa radice di fe’, fecundus che significa fertile. Scrive a riguardo l’autrice: “essere felici non significa non aver problemi, contrattempi e vivere in stato di quiete. È energia di agire, la gioia di fare, la voglia di cambiare- di essere fertili, veder sbocciare i fiori che siamo. E l’infelicità è il suo contrario: l’incapacità di muoversi, di scrollarsi di dosso pensieri pesanti, l’impossibilità anche di fare un solo passo avanti”.
 
Rifiutare la fecondità della vita è in buona sostanza rifiutarne la sua bellezza. Ecco il nesso tra questa citazione, questa mia breve riflessione e il filo rosso che lega le attività che proponiamo quest’anno. Molti docenti ricordano la bellezza nel presentare le attività didattiche proposte per l’anno 2018-19 in un gioco di rimandi e digressioni molto stimolanti.
Quello che a me preme sottolineare è che la fecondità non conosce confini anagrafici, si sposa con la curiosità e l’apertura verso il nuovo, traduce in azione “felice” il nostro essere vivi.
Il mio augurio è che le proposte che offriamo in questa pubblicazione continuino a produrre voglia di fare e di imparare e il piacere di condividere con gli altri momenti di creatività e di saperi.
Susanna Bucci


DI MUSICA E PAROLE VISSUTE

Così come si legge nei racconti di alcuni ciclisti protagonisti durante una grande impresa sulle strade di montagna, guardare indietro mentre si è in un’azione di spinta verso la vetta non è sempre un comportamento efficace e vincente.
A volte però voltarsi può rivelarsi d’aiuto, necessario addirittura per esaminare se la linea appena disegnata è abbastanza dritta o se il “solco tracciato” è definito quanto basta per poter continuare o modificare l’andatura di marcia.
Oggi posso dire, e con buona soddisfazione pur non essendo un ciclista professionista, di essermi voltato e aver trovato una risposta rassicurante di quanto realizzato sino ad ora insieme a compagni di lavoro attenti, riflessivi, ingegnosi e generosi che, di fronte a mille difficoltà, hanno costruito insieme a me una bellissima realtà diventata Squadra e poi “Famiglia”.
Diversi traguardi tagliati in 6 anni di attività.

Le nostre associazioni, fatte di tante individualità, si sono plasmate, strutturate, potenziate, modellate a seconda delle necessità diventando ideatrici e promotrici di progetti culturali articolati.
Ho imparato tanto da chi, fianco a fianco e giorno dopo giorno, ha lavorato discusso e collaborato per migliorare questo nostro progetto che parla di cultura e di solidarietà, di storia e di amicizia, di musica e di parole vissute. Tutti insieme allora, per una nuova partenza e un nuovo arrivo, dai docenti, sportivi per competenze e creativi per passione, nell’ideare sempre interessanti proposte didattiche, ai cari amici di sempre e agli allievi che spesso, con il loro impegno, suggeriscono nuovi tracciati da seguire.
Che sia il prossimo anno accademico una salita del tour o una discesa del giro non importa, la cosa fondamentale sarà di certo viverlo insieme.
Giovanni Gava

 
RESPIRO
Prendendo la rincorsa con un tuffo mi immergo nelle splendide acque del “mare nostrum”. Giù, cercando di esplorarne le profondità…
In totale immersione scivolo via e per l’aria non ci sono preoccupazioni. Mantenendomi allungato ma morbido, avanzo. Esploro e con piccoli movimenti del capo mi guardo intorno: corpi e volti conosciuti che nuotano nelle stesse acque e nella stessa direzione, mi rassicurano.

“Quanti incontri, quante meraviglie, quante emozioni e difficoltà da superare …”gli occhi umidi e il cuore che batte, forte, il sangue che pulsa nelle vene, sento il bisogno di respirare. Grandi bolle d’aria mi danno ristoro: le nostre case, i nostri progetti e le tante cose realizzate. Prendo fiato, incontro amici di lungo tempo. Ogni bolla uno scambio, gruppi con cui condividere che mi danno energia, proseguo il viaggio.
Con i polmoni carichi, continuo.
Quante bolle senza aria! incidenti di percorso, progetti mancati, amici che hanno preso altre direzioni. Sento l’aria insufficiente e allora riemergo in superficie e affamato riprendo fiato.

Cerco e trovo isole che sanno di approdo, porti sicuri nel “mare nostrum”: progetti europei e il piacere di incontrare partner di paesi di lingue diverse, il Cadore e le sue montagne piene di canto e di musica, il progetto Palestina carico di passione e impegno. Riprendo ancora fiato. Ora ce n’è per una lunga immersione, profonda. Mi muovo leggero, pieno di energia ma non appesantito, consapevole di trovare nuove bolle d’aria come tappe di un percorso ancora lungo e isole sulle quali vivere il quotidiano con vecchi e nuovi amici.
Un piccolo movimento di gambe e braccia, le mani che prendono l’acqua senza strappi e spingono. Proseguo nello slancio, l’aria non è un problema, una sensazione di totale immersione.
Respiro piacevolmente nel “mare nostrum”.
Pres. Giuseppe D’Agostino

#UN ANNO STRAORDINARIO

Un sistema associativo come il nostro LAR e UPS non è solo un’ impresa ma una mission, anche se il termine è vintage. Abbiamo fondato e costruito questo progetto tra affini, amici, col desiderio di realizzare le nostre idee, per offrire un “servizio” ai cittadini, per creare opportunità di lavoro. La finalità è operare per l’evoluzione e il “progredire” dei singoli e della società, sapendo che questo è legato alla conoscenza, alla consapevolezza e alla condivisione , che il cambiamento è un processo da favorire, che le persone vivono meglio partecipando le esperienze, mentre l’isolamento e la mancanza di contatto inaridisce e blocca molte energie. La nostra discreta esperienza nel campo dell’educazione e formazione degli adulti, è quella di professionisti dediti da tempo a coltivare e ampliare le personali competenze, arricchirle per poterle trasmettere, costantemente curiosi e stimolati a approfondire tematiche e concepire eventi per alimentare quella potenzialità creativa che facilita la diffusione dei Saperi.

Così siamo nati senza finanziatori o sponsor, con un piccolo investimento iniziale per noi sostenibile, mettendo in campo la professionalità, la capacità di organizzare e coordinare, la volontà di una sana gestione economica, a salvaguardia dei docenti, collaboratori e fornitori, in trasparenza e condivisione fra tutti gli attori del sistema.
Non ci riteniamo “puri” ma lavoriamo alacremente perché il sistema sia eco-sostenibile.
Cultura nella sua accezione più ampia, benessere come equilibrio e qualità della vita, sport come attività di movimento sana, piacevole, da condividere in gruppo. In questi ambiti organizziamo attività rivolte a tutti, contenendo e mantenendo “popolari” le quote di partecipazione, alta la qualità dei docenti, creando occasioni di incontro, confronto e socializzazione, per favorire la conoscenza tra le persone stimolando la pacifica convivenza(condivisione).

In questi quattro anni stiamo perseguendo una stabilità, mentre velocemente i fornitori alzano i costi, i cittadini altresì si vedono costretti a ridurre la spesa per “cultura, benessere e sport”, i docenti, professionisti di alta qualità, modulano le loro spettanze alla sostenibilità associativa, con grande senso di appartenenza, i collaboratori dell’organizzazione sono a regime di piccolo rimborso spese.
Siamo temprati alla resilienza e agiamo con tenacia convinti che il tempo di lavoro è tempo di vita e di relazioni, questo ci trasmette forza.
A giugno, ancora in equilibrio con la chiusura del bilancio sociale e economico del A.A. appena terminato, nel momento di maggiore esposizione, il periodo in cui si effettuano tutti i saldi e si dovrà attendere ottobre per acquisire nuove risorse, mentre progettiamo tutte le azioni per l’avvio del prossimo A.A, subiamo un furto rovinoso dalla cassaforte della sede centrale, che spazza via velocemente quella tanto sudata piccola stabilità acquisita.

Non vogliamo né dobbiamo desistere dall’impresa, anzi siamo spronati a rinnovare e rilanciare il progetto, consapevoli del valore espresso dal mondo dell’associazionismo sano che arriva, dai grandi fiumi ai piccoli rivoli, a fornire quei servizi al cittadino, che la “grande organizzazione sociale” non cura.
Dirigenti Larups
 

GLI EQUILIBRISMI DELLA CULTURA
Quando siamo partiti quattro anni fa, dando vita alle basi del nostro sistema, eravamo ben consapevoli delle difficoltà che avremmo incontrato. Decidere di investire nella cultura e nella formazione era ed è una scommessa nel nostro Paese, ancor più in tempi di crisi come questi, soprattutto se alle spalle non ci sono sponsor e investitori.
L’investimento che abbiamo fatto è rappresentato dal lavoro che tutti noi abbiamo svolto in questi anni, certamente non ripagato da migliori condizioni economiche ma “solo” dalla consapevolezza di aver strutturato nella città un nuovo centro di educazione e formazione per gli adulti, capace di portare avanti una progettazione culturale a 360°.
 
Non siamo e non saremo mai soltanto un “corsificio” anche se i corsi, i seminari, i workshop e le visite guidate rappresentano il nucleo centrale delle nostre attività. Anche quando progettiamo queste attività, in stretta collaborazione con i nostri docenti, le pensiamo in termini di percorsi, di interdisciplinarietà, facendo dialogare fra loro materie e ambiti di studio. Riteniamo che questo modo di lavorare e di “conoscere” sia un’importante azione pedagogica, perché è in grado di innescare sinergie e curiosità.
Il nostro sistema si è proposto fin dall’inizio un orizzonte più ampio rispetto a quello di organizzare corsi per gli adulti, cercando di portare la stessa qualità e passione anche nella formazione rivolta a chi vuole intraprendere una professione nel settore del benessere e della salute, della fotografia o nel management sportivo.
 
Pensiamo che “fare educazione” vada oltre tutto questo, perché crediamo che aggregare persone, sensibilizzandole a temi come la solidarietà e la cooperazione, sia un’azione sociale fondamentale nel mondo di oggi. Cerchiamo di fare tutto questo con leggerezza e creatività quando organizziamo manifestazioni come Sport Against Violence Event (ormai da otto anni) o il Festival dell’Avvento (da cinque). Questi due eventi sono diventate appuntamenti stabili, consolidati, con una loro precisa identità. Siamo orgogliosi di coinvolgere durante le feste di Natale oltre 40 cori provenienti da tutta Italia su palchi e chiese del centro di Roma; di vedere correre oltre 600 atleti di varie associazioni sulla pista dello stadio “Nando Martellini” alle Terme di Caracalla; di condividere quello stesso spazio con le associazioni straniere in Italia, di ospitare panel e dibattiti di assoluto valore culturale; di offrire ai visitatori concerti, performance, spettacoli di teatro e di danza; di permettere a chi lo desidera di provare attività
sportive e legate al benessere.
 
Come sempre, le parole non sono sufficienti a raccontare tutto quello che accade, l’aria che si respira in queste occasioni che non sono le uniche, considerato che anche altri eventi contribuiscono ad arricchire la nostra idea di cultura rivolta a tutti i cittadini: i cineforum, i concerti nei fine settimana nella nostra sede di via Palermo, il festival di cori che organizziamo a giugno in Cadore, le mostre fotografiche e la rivista Photosophia, la novità del cartellone dell’ARTinCLUB.
Come si dice in genere per definire “le cose buone”, tutto questo è “fatto in casa”, con le nostre forze, competenze, economie, risorse, volontà e determinazione.
Pur avendo consolidato tutto questo, pur essendo ormai una realtà nel panorama cittadino, la sensazione di sentirci degli equilibristi permane, perché senza un sostegno, un supporto da parte delle amministrazioni pubbliche, il nostro lavoro rimane qualcosa di precario. Sostegno e aiuto che non significano necessariamente finanziamenti, ma anche servizi o spazi che possano alleggerire il carico delle “uscite” del nostro bilancio.
Le amministrazioni pubbliche sanno di noi, conoscono e riconoscono il valore di quanto facciamo, eppure non sono in grado di sostenere il nostro lavoro. Vediamo, nella città di Roma – nella nostra città - finanziare attività ed eventi la cui qualità e capacità di coinvolgimento è ben lontana da quello che noi riusciamo – malgrado tutto - a realizzare.
 
Quando quattro anni fa è cominciata la nostra avventura ci eravamo posti un rigore nell’amministrare quanto stavamo creando: evitare che il nostro sistema accumulasse debito, facendo ricadere su chi collabora con noi il peso di un eventuale passivo. Finora siamo riusciti in questo intento, ma con il sacrificio di tutti quanti, con una precarietà che alla lunga rischia di essere spossante.
Andiamo avanti comunque, anche con maggiore energia, nella speranza che finalmente – prima o poi - i nostri interlocutori politici, gli amministratori, sappiano porre la giusta attenzione a quanto stiamo facendo per la nostra città.
Stefano De Camillis

 
IL PARADOSSO DELLO SPRECO. Nutrire la città.
Zero sprechi, zero perdite. Zero waste, zero losses
Oggi quasi un terzo del volume del cibo prodotto per il consumo umano nel mondo viene perso o sprecato. Appena un quarto di questa massa di alimenti potrebbe nutrire tutti gli affamati del pianeta. La perdita e lo spreco di cibo sono problematiche molto diverse. Nei paesi industrializzati la questione riguarda essenzialmente lo spreco che avviene al termine della filiera alimentare ed è legato soprattutto, ma non esclusivamente, ai consumatori.
Nei paesi in via di sviluppo, invece, il problema è rappresentato dalla “perdita” che si verifica durante la filiera alimentare a causa delle inadeguate tecniche di raccolta e lavorazione, carenza di infrastrutture, sistemi di trasporto inadeguati, mancanza di efficaci sistemi di conservazione e avversità climatiche.
Uno dei malanni della contemporaneità è lo speco alimentare. Il paradosso della simultanea scarsità e abbondanza di cibo testimonia un profondo squilibrio tra le economie del mondo e l’accesso alle risorse. Il 30%della produzione mondiale di cibo viene perduta o sprecata ogni anno sia nei paesi in via di sviluppo sia in quelli industrializzati, per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate.
 
Tale quantità è pari a quattro volte quella necessaria per nutrire i quasi 800 milioni di persone che ogni giorno nel mondo soffrono di fame cronica. Allo stesso tempo, 42 milioni di bambini sotto i 5 anni sono sovrappeso e oltre 500 milioni di adulti sono affetti da obesità.
estratto dai panel informativi del Padiglione Zero Expo 2015 Milano:
 
Nutrire la città con le nostre soluzioni
Difficile mantenere un equilibrio, cercare ogni anno senso e dare un senso (?) al nostro impegno e al nostro lavoro, dopo la lettura di questi dati e le considerazioni che ne derivano. Eppure ogni anno ci troviamo qui, a progettare una nuova programmazione culturale e a produrre il nostro almanacco per promuovere le nostre idee e il nostro contributo pensato e ragionato per la città. Orpelli, colori e campagne pubblicitarie sarebbero dispendiose, sedi e aule più d’immagine che di supporto alle attività e guide ai corsi sovradimensionate, avrebbero solo l’aggravio di aumentare i costi, tanto da impedire l’accesso ai più e ledere la sostenibilità di chi ci lavora. Uno spreco di risorse. Questa non è la nostra strategia.
Più benessere per tutti attraverso la pratica della conoscenza
Il senso è proprio la certezza che da qualsiasi angolo lo prendiamo il nostro cocciuto tentativo è contribuire a una consapevolezza più piena, nostra, di chi collabora con noi e di chi partecipa con più o meno passione alle nostre attività. Una consapevolezza che si stratifica, che diventa struttura della persona e che può portare a un cambiamento del
proprio stile di vita. Questo sì capace di dare un contributo a un cambiamento di più vasta portata.
Diverse proposte sono presenti nella città, dalle scuole specializzate di grande qualità ai centri culturali polivalenti posizionati esclusivamente in un quartiere. Noi abbiamo la presunzione di voler essere l’uno e l’altro, con un’attenzione alla città, alla sua complessità e alle esigenze di ogni cittadino che vorrebbe frequentarci e che a oggi non ne avuto ancora la possibilità. Conosciamo questa città, sappiamo delle tante difficoltà dei suoi cittadini e sappiamo che solo insieme alle tante associazioni che operano sul territorio possiamo dare un contributo generoso per soddisfare i bisogni di prima necessità, tra i quali vogliamo sottolineare la crescita personale attraverso un apprendimento consapevole.
Nutrire il bisogno di ampliare il proprio orizzonte di conoscenza e di esperienza
Nel percorrere il nostro almanacco identificherete le due diverse maglie, della stessa rete, che si intrecciano. Una più fluida che rappresenta la peculiarità della nostra proposta culturale disseminata sul territorio, prodotta e sostenuta dai nostri docenti e dalla loro complessa formazione professionale, fatta di studi scientifici rigorosi e di esperienza sul campo dell’insegnamento con metodologie attive e di scambio interdisciplinare. L’altra più strutturata che rappresenta invece l’organizzazione fatta (costituita da?) di un gruppo di lavoro consolidato che da oltre vent’anni progetta e gestisce proposte culturali nella città, un gruppo attento e disponibile al conflitto sia interno sia esterno, alla ricerca di un equilibrio democratico nel suo prendere decisioni. Attento a non sprecare nulla, a non mandare nulla perduto della filiera che produce il nostro progetto culturale.
La sostenibilità di un progetto
Tanto quanto la nostra proposta culturale vuole essere curata e originale tanto vuole essere sperimentale, il nostro fiore all’occhiello, la combine di due organizzazioni che confluiscono sempre più in un processo decisionale condiviso e che allargano il proprio orizzonte, dando sostegno a gruppi e organizzazioni partner in Italia e all’estero. Vi chiediamo, ed è un appello che vi facciamo, anche in questo ambito di fare le vostre scelte di partecipazione ad attività di formazione sempre più nell’essenza di una consapevolezza che zero sprechi, zero perdite sono un contributo importante!
Partecipare alle nostre proposte significa sostenere un progetto sano nella sua essenza. Confidiamo nella vostra sensibilità, promuovere le nostre attività significa contribuire alla sua diffusione.
Giuseppe D’Agostino

 
L’EQUAZIONE DELLA BELLEZZA
Il principio alla base dell’equazione di Paul Dirac - considerata da molti la più bella in assoluto della fisica in termini di sobrietà ed eleganza – descrive il fenomeno dell'entanglement (groviglio) quantistico e ci dice: se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo diventano un unico sistema. In altri termini, quello che accade a uno di loro continua a influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.
 
Il lavoro di Dirac, premio Nobel per la fisica nel 1933, incontra il nostro pensiero per due ragioni che noi, collettivo e gruppo di lavoro, troviamo importanti e che hanno accompagnato e guidato il nostro percorso durante questi anni.
La prima ragione è che l’obiettivo di Dirac era di descrivere i fenomeni della Natura attraverso formule che rispettassero un canone estetico, nel suo caso quello della matematica. Una volta gli fu chiesto di tenere una lezione sulla filosofia della scienza e lui si limitò a scrivere con il gesso sulla lavagna “le leggi fisiche devono avere bellezza matematica”.
Nel pensiero scientifico è fondamentale che l’esperimento confermi la teoria per renderla valida, ma alcune teorie sembrano e sono troppo belle per essere scartate, anche se devono ancora ricevere la loro conferma sperimentale. Questo dunque il pensiero di Dirac: “è più importante arrivare a equazioni belle che ottenere da esse la riproduzione di osservazioni sperimentali”.
 
Questa direzione lo portò a ottenere risultati eccezionali: la ricerca della bellezza, l’impegno a costruire teorie scientifiche che, oltre a spiegare gli aspetti della Natura, fossero anche belle, si basava sulla convinzione che, una volta elaborata una formula matematica elegante, essa certamente descriverà un fenomeno naturale.
La più sobria ed elegante equazione della fisica - (∂ + m) ψ = 0 – nasce così: dall’intuizione di un grande uomo di scienza che ipotizzò in questo modo l’antimateria nel 1930. Un’equazione così bella esteticamente che non venne scartata perché priva di validazione sperimentale, ma – al contrario – perseguita e finalmente confermata qualche anno dopo. L’insistere sulla consistenza e bellezza della teoria portò a immaginare aspetti inattesi della Natura.
Quando siamo partiti, quattro anni fa, avevamo in mente un’equazione perfetta per costruire la teoria di un nuovo sistema associativo con un progetto di largo respiro. Un’equazione i cui termini rappresentassero sia il nostro bagaglio culturale e di esperienze sia il nostro desiderio di cambiamento e rinnovata condivisione in termini di obiettivi e finalità.
 
Abbiamo costruito il nostro progetto associativo su un’equazione in grado di produrre risultati sobri, bio-sostenibili, trasparenti, eleganti e di qualità: ciò che per noi è sinonimo di “bellezza”. Questa, secondo noi, è un’equazione che ancora oggi può descrivere al meglio un’dea di cultura e benessere come bene comune, capace di proiettarsi verso un futuro possibile.
È il nostro impegno quotidiano, trovare la “validazione sperimentale” che confermi la nostra teoria. Come Dirac, non scartiamo la nostra bella equazione perché manca la definitiva conferma alla sua validità. La sua bellezza ancora ci incanta e sentiamo di essere, con il lavoro e il rigore di tutti noi, vicini alla riuscita di questo esperimento. Il dito non ci interessa, noi miriamo alla luna e anche alle stelle.
 
Due ragioni, dicevamo, perché sentiamo affine il pensiero di Dirac: la seconda è il contenuto stesso dell’equazione della bellezza. Noi siamo abituati a pensare in termini di sistemi associativi: la LAR e l’UPS sono due entità che lavorano, progettano, elaborano insieme, ormai non saremmo nemmeno più capaci di descriverle come due sistemi distinti. Il nostro passato, lontano e recente, ci racconta una storia fatta di sistemi che si incontrano, crescono e vivono insieme, discutono, prendono decisioni difficili, rischiano, giocano, sperimentano ogni giorno: cerchiamo di far funzionare la nostra equazione della bellezza.
Dott.ssa Rita Ricci
 
VERSO UN NUOVO EQUILIBRIO

Non si può certo dire che stiamo vivendo un periodo in cui si diffonde una grande fiducia nell'intelligenza umana, oppure che si esaltano in particolar modo la dignità dell'uomo o la sua superiorità sugli altri esseri viventi, no … non è così, e i fatti di cronaca mondiali e nazionali ce lo ricordano continuamente.
Il genio del fotografo  Davide La Chapelle rappresenta molto bene nelle sue immagini il degrado di tutti i valori della società attuale, una società in cui oggi quello che conta è solo l'aspetto consumistico e il piacere personale. Anche le immagini di Carola Gatta ce la mettono tutta per lasciarci immaginare un mondo con nuovo equilibrio ideale, dove ognuno è al suo posto e occupa il suo ruolo con coscienza e dignità, dando il giusto peso alla legge e il suo contributo a tutta la società civile.


Ma la diseguaglianza sociale oggi è ai massimi livelli; 800.000.000 occidentali, vale a dire il 17% della popolazione totale del pianeta, vivono sfruttando l'80% delle risorse del pianeta e siccome non ci vuole molto a capire che il nostro sistema di vita non è esportabile a tutti gli abitanti della terra, è facile immaginare che nei prossimi anni saremo assediati dalle popolazioni più povere che aspirano al nostro stile di vita; serve quindi un nuovo equilibrio.
E’ importante rendersi conto che una società ben equilibrata servono molti valori non uno solo, mentre oggi il denaro, che non è assolutamente un bene bensì il simbolo di un bene, è considerato il valore unico, oltre ad essere realmente il generatore simbolico di tutti i valori. È ormai inutile ripetere all’infinito che nella moda, la pubblicità e in tutti i meccanismi che ci spingono a consumare abulicamente il fine è il semplicemente il nulla, o per meglio dire, che il sistema pubblicitario ha il solo scopo di crearti un disagio, cioè farti sentire fuori luogo così come sei per spingerti a comprare …


Ma noi ce la mettiamo tutta per migliorarci e SAV/E 2015 insieme all'articolo sul Nepal ci aiutano a ricordare che sono comunque tante le persone che credono il denaro sia soltanto un mezzo e non un fine, e che la natura sia decisamente più forte dell'efficienza della Tecnica, chiave indiscussa del pensiero consumistico e bene espressa nel testo del reportage su Berlino di Jacqueline Simon.
La fotografia dell’Homo Videns, la musica e l'arte in genere non valgono nulla senza il fondamento del valore della vita, e chi non da valore alla vita umana non la merita.

Silvio Mencarelli

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